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Un racconto di fantasia assai fantasioso e per nulla aderente alla realtà

14 Nov 2020 | Addormentamento, Coscienza collettiva, Educazione, Evoluzione personale, Italia, Karma, Libertà, Manipolazione, Narrativa, Principio di perfezione, Risveglio, Sovranità monetaria

Un racconto di fantasia assai fantasioso e per nulla aderente alla realtàLeggiamo il racconto che segue: qualunque attinenza con personaggi realmente esistiti in qualche tempo o in qualche luogo è puramente casuale.

In un paese molto lontano, tanto lontano che non ti sto neanche a dire quanto è lontano da qui, vivevano molte persone, e vivevano felici, dal momento che quel paese era stato benedetto da un clima temperato, da tante bellezze naturali e da una genia umana forse un po’ pigra, ma molto talentuosa e creativa.

Un dì, però, diventò governatore di quel paese un avvocato di provincia che fino a quel momento aveva passato il suo tempo tra il tribunale locale e il bar di fronte, dove andava a prendere l’aperitivo con i suoi colleghi.
Questo avvocato non era un avvocato normale, come tutti gli altri: infatti aveva il vezzo di indossare una maschera, forse per darsi un’aria misteriosa, o forse perché aveva qualcosa da nascondere; sta di fatto che, da un certo punto in poi, tutti iniziarono a chiamarlo l’Avvocato Mascherato.

Qualcuno, che tuttavia non voleva farsi vedere dalla gente comune, a un certo punto decise che quell’avvocato era la persona giusta per portare avanti un esperimento di grande portata e dunque lo nominò governatore, nonostante fino a quel momento praticamente nessuno avesse mai sentito parlare di quel trascurabile avvocato di provincia.
Tuttavia, per quanto assai volenteroso, l’Avvocato Mascherato non avrebbe potuto fare tutto da solo, per cui gli furono assegnati degli aiutanti. Il più notevole di questi era il Banana Voltagabbana, il quale era chiamato così perché da un lato sembrava una scimmietta ben ammaestrata e dall’altro lato perché tendeva a cambiar posizione ogni due per tre, e spesso in modi spettacolari. Diceva una cosa e mezz’ora dopo ne diceva un’altra; prometteva una cosa e poi si rimangiava tutto; la cosa era divenuta talmente proverbiale che tutti avevano preso a chiamarlo in quel modo.

Ma chi aveva messo quei due a fare il lavoro sporco, quello per cui avrebbero dovuto metterci la faccia, ammesso che ce l’avessero dietro quelle loro maschere misteriose?
Era stato lo Scalpello Mattarello, un figuro assai scaltro il quale frequentava alcuni gruppi che amavano rimanere nascosti ma che amavano anche decidere le sorti delle genti, pur senza farsi vedere. Egli era detto così in quanto scalpellava e mattarellava a più non posso, al fine di dar forma a quel che dall’alto gli veniva ordinato di creare.

Sarebbe però stato tutto troppo evidente se l’Avvocato Mascherato e il Banana Voltagabbana avessero potuto fare i loro comodi, ed eseguire gli ordini ricevuti, senza colpo ferire, atteggiandosi a padroni di tutto, per cui furono messi al lavoro anche degli altri figuri, i quali avrebbero dovuto recitare la parte degli oppositori politici, pur senza esserlo realmente.
Uno di questi figuri era il Giustiziere Doganiere: a parole egli era tutto un giudizio universale e ne aveva per tutti, per Caio e per Sempronio, per non parlare di Tizio; in particolare ce l’aveva con coloro che lavoravano alla dogana in uscita e soprattutto in entrata… ma di fatto non faceva niente, persino quando l’Avvocato Mascherato emanava i suoi decreti atti a rovinare quel Bel Paese.

Stesso discorso per la Ciarliera Locandiera, ch’era chiamata così in quanto ciarlava molto e in quanto la famiglia gestiva una fiorente locanda: fiorente fin che si voleva, ma piuttosto confusa e popolana, com’era popolana la sua parlata, che era evidentemente un’eredità di famiglia. La Ciarliera parlava e parlava, abbaiava e abbaiava, rumorosa come un cane di piccola taglia, ma di fatto neanche lei faceva mai niente per mettere i bastoni tra le ruote dell’Avvocato Mascherato, il quale difatti era segretamente suo amico.

Com’era segretamente suo amico un altro personaggio che bazzicava in quei bassifondi e che si trovava dappertutto, come il prezzemolo, pur non avendo mai nulla di intelligente da dire: il Canchero Bischero, ch’era canchero perché particolarmente molesto e bischero perché alquanto ottuso, nonostante tutto quel suo dar aria alla bocca.

Quelli che avevano organizzato tutto quanto da dietro le quinte s’erano anche premuniti di corrompere numerosi rappresentanti dei vari comparti lavorativi (e quelli che non erano stati corrotti erano stati minacciati di licenziamento seduta stante, o anche in piedi, ché tanto non cambiava nulla).
Per esempio, nel paese c’era una giornalaia, chiamata Lillina la Rossina per ovvi motivi che non sto qui a spiegare, che s’era evidentemente venduta a quegli interessi. Anche il Bavoso Fazioso s’era prontamente allineato al pensiero unico imperante: la sua mancanza di obiettività e di indipendenza era mitologica, tanto che ormai non poteva fare a meno di lasciare una scia di bava, da quanto era divenuto nel tempo viscido e lumacoso.

Lo stesso destino coinvolse il sacerdote di quell’allegro paese, tale D’Orgoglio Midoglio, affettuosamente chiamato dai suoi chierici, che lui amava così tanto, Don Orgoglio: anch’egli s’era venduto l’anima per servire quegli interessi, tanto che alla fine praticamente più nessuno frequentò la sua chiesa, oramai in piena decadenza morale e numerica. Nelle sue prediche aveva un bel parlare di Fede-zszs, Speranza-zszs e Carità-zszs (tendeva infatti a sibilare, come fosse un serpente in forma umana), ché tanto ormai non gli credeva più nessuno da quant’era falso e immondo.

Pure il settore medico fu cooptato: fu ingaggiato il Virologo Monologo, che era chiamato così perché i potentati di cui sopra facevano parlare solo lui allo scopo di far passare quello che diceva come verità sacrosanta… nonostante il suddetto personaggio non avesse in verità un’aria molto sveglia. Con tutto il tempo che lo si era sentito parlare senza contraddittorio, da “virologo” a “monologo” il passo fu breve.

Al fine di attuare il loro diabolico piano, essi arrivarono persino a uccidere volontariamente molte persone attaccandole a strani macchinari, con la scusa che esse erano malate e andavano curate in quel modo; non era vero niente, ma quelle persone furono sacrificate sull’altare della loro causa diavolesca.

Bene, ma quali erano questi interessi nascosti di cui s’è detto?
Qualcuno pensava che fosse tutta una scusa per vendere più medicine, mentre qualcun altro pensava che fosse una faccenda di incomprensioni o di incompetenza… ma no: l’obiettivo di tutta l’operazione era rendere gli abitanti di quel bel paese schiavi, asserviti e silenti.
Un dì fu persino loro imposto di andare in giro con un bavaglio davanti alla bocca… e solamente pochi si accorsero che c’era qualcosa di strano, giacché i più, a furia di diseducazione e disinformazione collettiva, erano mezzo assopiti, e forse più che mezzo.
Un altro dì, viceversa, i belpaesani furono rinchiusi tutti in casa, e guai a chi usciva: arrivava l’esercito con i carri armati a mettere multe salatissime, che avrebbero mandato in rovina un’intera città. Eppure, anche in quel caso, in pochi s’avvidero che stava succedendo qualcosa di strano.
In particolare, quel governatorato tirannico se la prese coi bambini, allo scopo di abituarli fin da subito alla violenza, all’obbedienza e alla sudditanza.

Sulle prime, a furia di sentire il Virologo Monologo e Lillina la Rossina dire sempre le stesse cose, la gente aveva creduto a quello che era stato raccontato e aveva dato spago a quei provvedimenti draconiani.
A un certo punto, però, tutto quanto divenne così poco credibile che si crearono dei movimenti popolari, prima sporadici e casuali e poi sempre più organizzati, guidati da un uomo coraggioso, i quali avevano l’obiettivo di cacciare l’Avvocato Mascherato, il Banana Voltagabbana e tutti i loro compari dal paese…
… anche perché nel frattempo erano arrivate delle voci per cui delle cose simili stavano accadendo in tanti altri paesi, i quali infine avevano avuto successo nel cacciar via i loro persecutori, dando il via a un irresistibile effetto domino.

Così, prova e riprova, anche il Bel Paese riuscì nell’impresa, dopo un po’ tutto tornò come prima e tutti ripresero a godere del bel clima e di tutte le bellezze che c’erano.

Ti racconto questa storia, figlio mio, per metterti in guardia, affinché qui da noi non capiti mai qualcosa di così brutto e la gente non debba mai soffrire come hanno sofferto gli abitanti di quel paese così lontano, a cui fu tolto tutto, o quasi tutto, prima che si decidessero a reagire per la loro libertà e per il loro futuro.

Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce

 

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