C’è una canzone di chiesa che ho sempre amato, sin da bambino… e certamente non solo io, dato la partecipazione che le ho sempre visto associata: parlo di Symbolum ‘77, scritta nel 1977 dal sacerdote Pierangelo Sequeri e utilizzata come canto processionale di comunione.
Peraltro, da poco ho scoperto che anni fa il gruppo musicale dei Timoria ne ha fatto una versione rock/metal davvero bellissima e intensa (che aggiungo alla fine dell’articolo sotto forma di video).
Di seguito, andiamo a leggere il testo di Symbolum ‘77, a interpretarlo in senso spiritual-esoterico (probabilmente persino oltre le intenzioni/significato dell’autore, il che va bene comunque) e a trarre alcune conclusioni generali.
1. Testo di Symbolum ’77.
“Tu sei la mia vita, altro io non ho.
Tu sei la mia strada, la mia verità.
Nella tua parola io camminerò
finché avrò respiro, fino a quando tu vorrai.
Non avrò paura, sai, se tu sei con me.
Io ti prego resta con me.
Credo in te, Signore, nato da Maria,
figlio eterno e santo, uomo come noi.
Morto per amore, vivo in mezzo a noi,
una cosa sola con il Padre e con i tuoi.
Fino a quando, io lo so, tu ritornerai
per aprirci il regno di Dio.
Tu sei la mia forza, altro io non ho.
Tu sei la mia pace, la mia libertà.
Niente nella vita ci separerà.
So che la tua mano forte non mi lascerà.
So che da ogni male tu mi libererai
e nel tuo perdono vivrò.
Padre della vita, noi crediamo in te.
Figlio salvatore, noi speriamo in te.
Spirito d’amore, vieni in mezzo a noi.
Tu da mille strade ci raduni in unità
e per mille strade, poi, dove tu vorrai
noi saremo il seme di Dio.”
2. Spiegazione di Symbolum ’77.
Anticipo sin da ora che interpreterò il testo in senso esoterico-elevato, persino in quei punti che probabilmente contengono una radice di tipo dogmatico-ecclesiale-cattolica. Se uno scrittore scrive un romanzo partendo da una sua situazione, nessuno impedisce di considerarlo a un’ottava superiore.
“Tu sei la mia vita, altro io non ho”: è certamente la situazione dei fanatici religiosi… ma è anche la condizione, all’ottava superiore, di coloro che hanno o si stanno sforzando di realizzare l’unità col Divino.
“Tu sei la mia strada, la mia verità”: il viandante saggio segue il sentiero indicatogli dallo Spirito, dai maestri spirituali suoi rappresentanti e dalle leggi spirituali stesse, dopo averle studiate.
“Nella tua parola io camminerò finché avrò respiro, fino a quando tu vorrai”: sino a quando avremo un respiro da spendere nel mondo della materia non dipende da noi… in ogni caso, finché lo abbiamo, è cosa intelligente dedicarlo al percorso evolutivo.
“Non avrò paura, sai, se tu sei con me”: paura e amore sono in antitesi e non possono coesistere. Il sentiero della volontà, dell’amore e della conoscenza è contrapposto alla paura. O prevale l’uno o prevale l’altra.
“Io ti prego resta con me”: colui che chiede viene accontentato… prima o dopo, e magari in modi che non aveva previsto, ma viene accontentato. Ad ogni modo, questa è la legge esistenziale: “Il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiederanno”, dice Gesù nei Vangeli.
“Credo in te, Signore, nato da Maria, figlio eterno e santo, uomo come noi. Morto per amore, vivo in mezzo a noi, una cosa sola con il Padre e con i tuoi”: questo è probabilmente l’elemento più “cattolico” della canzone-preghiera. Senza di questo, in verità, essa avrebbe potuto riferirsi a praticamente qualunque percorso e tradizione spirituale. A ogni modo, qui abbiamo la missione terrena di Gesù: nascere da una madre umana e mostrare il Divino agli uomini, primus inter pares, “uomo come noi”. Vi sono poi l’elemento del sacrificio (connaturato al suo essere il Messia dell’Era dei Pesci), l’elemento dell’immortalità (della coscienza, non del corpo, che infatti muore) e l’elemento dell’Unità tra il padre e i figli, tra il creatore e le creature, tra il Divino e il materiale.
“Tu sei la mia forza, altro io non ho”: coloro che portano avanti il percorso spirituale guadagnano in forza e centratura. Al di fuori della forza spirituale non esiste altra forza, se non simulacri illusori.
“Tu sei la mia pace, la mia libertà”: coloro che portano avanti il percorso spirituale maturano serenità e pace interiore. Al di fuori di tale percorso, non vi può essere una vera pace. Così come è impossibile ottenere la libertà: l’unica libertà esistente è la libertà della coscienza, ossia la consapevolezza spirituale, opposta all’addormentamento (un tema di cui Gesù nei Vangeli parla spesso).
“Niente nella vita ci separerà”: sta a noi avere questa incrollabile determinazione interiore. Se la maturiamo, sarà così. Anche se, in verità, in un senso meno psicologico e più essenziale… è impossibile esser separati dal Divino, perché la nostra stessa natura è divina, in quanto figli del Padre. Quindi, effettivamente, non possiamo essere separati dalla Coscienza Cosmica, perché è ciò che ci anima.
“So che la tua mano forte non mi lascerà”: la mano forte non ci lascia mai, è vero… ma a volte non ci lascia per sorreggerci e a volte non ci lascia per percuoterci. Sta a noi stabilire se veniamo accompagnati gentilmente o se veniamo scossi con fini evolutivi. La mano divina, comunque, c’è sempre.
“So che da ogni male tu mi libererai”: questa è una frase ambigua. Tecnicamente, il male non esiste, poiché l’intero creato è una creazione divina e tutto è animato dalla coscienza divina. Esistono, tuttavia, forze orientate verso l’alto, verso i cieli, e forze orientate verso il basso, verso gli inferi. Anche se ci siamo adagiati su energie basse e poco consapevoli… una qualche mano divina verrà a scuoterci, come si diceva prima, dandoci così la possibilità di liberarci dal “male” in questione.
“E nel tuo perdono vivrò”: il perdono è sia divino che umano, poiché il Padre ha dato al Figlio la possibilità sia di scendere in basso che di salire in alto, sia di glorificarsi che di ottenebrarsi… per poi magari perdonarsi per l’inconsapevolezza dimostrata in precedenza.
“Padre della vita, noi crediamo in te”: i cristiani, ossia coloro che seguono gli insegnamenti di Cristo, credono (anzi, sanno), che un creatore, una forza creatrice, comunque la si voglia chiamare, ha generato il cosmo intero.
“Figlio salvatore, noi speriamo in te”: il figlio è il messia che si è incarnato per tracciare un sentiero affinché questo potesse essere seguito con fede da tante anime.
“Spirito d’amore, vieni in mezzo a noi”: come si diceva prima, è l’essere umano che deve chiedere al Cielo d’inviargli lo Spirito Santo, ossia l’essenza cristico-divina. Sia nel singolo essere umano, sia nel consesso generale dell’umanità, al fine di realizzare il Regno di Dio sulla Terra, la missione assegnata a ogni cristiano/spiritualista.
“Tu da mille strade ci raduni in unità”: frase molto interessante, esotericamente parlando, poiché si abbina facilmente al concetto di Unità-Uno. Forse l’autore si riferiva all’unità della congregazione cristiana, ma noi interpretiamo la frase in senso ancora superiore, secondo l’unità da ottenere coscienzialmente (concetto che Gesù ha affrontato parecchie volte).
“E per mille strade, poi, dove tu vorrai”: è l’esistenza a indicarci sentieri in cui passare o, al contrario, a impedirci di passare in altri.
“Noi saremo il seme di Dio”: molto bello questo concetto finale, col quale colui che prega si dichiara disponibile a fungere da canale per il Divino… a seminare di continuo, lasciando che nei vari terreni germogli dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.
L’impegno che ci si prende con questa asserzione non è affatto un impegno di poco conto.
3. Considerazioni generali su Symbolum ’77 e altre opere ispirate.
Ci tengo a chiudere questo articolo con un paio di considerazioni.
La prima è relativa al canto in questione: si percepisce distintamente che Symbolum ’77 è un’opera realizzata sull’onda di un’ispirazione e che è nata dalla genuina intenzione di dirigere in alto le vibrazioni umane. L’intento è evidente e il risultato finale parimenti evidente.
La seconda considerazione è più generale, e travalica il caso specifico: ogniqualvolta vi è una “vocazione” ben precisa, pulita e decisa, questa determina dei risultati corrispettivi di segno positivo. Questo vale in ogni ambito della vita umana, compresa la produzione artistica: l’artista che si pone a servizio di un ideale più alto di sé otterrà sempre qualcosa di livello superiore rispetto all’artista (di pari ingegno e qualità creativa) che non ha tale vocazione elevata.
È un principio che val la pena tener sempre presente per orientare la propria vita… di qualunque cosa ci si occupi: imprenditoria, casa e famiglia, comunicazione, arte, insegnamento, alimentazione, etc.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
- LIBRO PER APPROFONDIRE: Il significato esoterico dei Vangeli.
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