Quest’oggi parliamo di mancanza, attaccamento, relazioni interpersonali e dinamiche connesse: l’articolo in questione deriva da una domanda-affermazione rivoltami da una delle ragazze che hanno partecipato insieme a me al viaggio organizzato nel sud dell’India.
L’affermazione-domanda in questione, sulla scia del fatto che si era formato un gruppo assai affiatato, uno di quelli con persone che, pur appena conosciute, ti sembra di conoscere da lungo tempo e con cui si instaura subito un’atmosfera di amicizia e di confidenza, grossomodo era questa: “Quando ce ne andremo, ti mancheremo”.
Il “Quando ce ne andremo”, a sua volta, derivava dal fatto che, mentre il resto del gruppo dopo il viaggio organizzato sarebbe tornato in Italia, io al contrario sarei rimasto in India per altri quattro mesi o giù di lì.
1. AFFETTO, MANCANZA O ATTACCAMENTO?
Ora, tale affermazione-domanda (che peraltro pare essere una sorta di auspicio) da un certo punto di vista sembra avere un sottofondo di affettuosità, e di fatto lo ha. Per la serie: “Ci siamo trovati bene, ci siamo voluti bene, e quindi ora ti mancheremo”. Col sottotitolo che in questi casi è molto facile che sia “Se ti piacciamo, ti mancheremo per forza”.
E che spesso, specialmente nei rapporti diretti uno a uno (e uno a una ancor più spesso), diviene: “Se mi vuoi bene/ami, è giusto che io ti manchi”.
Tuttavia, e chi ha orecchie per capire avrà già capito, tale posizione nasconde un’insidia, evidenziabile sotto forma di quesito: “Sei davvero sicuro/a di volere che qualcuno senta la tua mancanza?”.
Difatti, desiderare che qualcuno senta la tua mancanza (che è un po’ come dare per scontato che chi ti ama debba essere geloso di te) significa desiderare e instaurare un legame di attaccamento, del tipo “Io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me”.
Che ovviamente diviene “Se non hai bisogno di me, non mi vuoi bene davvero”.
Oppure “Se non sei geloso, non mi vuoi bene davvero”.
E così via per declinazioni varie.
2. CHI DESIDERA LA MANCANZA ALTRUI STA INVOCANDO LA PROPRIA.
Qual è il risultato di tale energia-atteggiamento interiore?
È presto detto: il desiderare che qualcuno provi la tua mancanza implica di fatto autocondannarsi all’attaccamento e al bisogno degli altri, giacché quello che desideri per gli altri lo stai invocando per te stesso (letteralmente invocando, chiedendo a gran voce all’Universo).
Se speri che qualcuno senta la tua mancanza, stai nello stesso tempo mettendo la firma sul fatto di sentire tu la mancanza di qualcuno, ossia ti stai autocondannando alla dipendenza, ossia stai facendo di te un mendicante, per dirla con Osho, al posto dell’imperatore-imperatrice che dovresti essere.
3. MANCANZA E ATTACCAMENTO IMPEDISCONO IL VERO AFFETTO/AMORE.
In realtà proprio questo animo interiore rende impossibile il vero amore-affetto tra le persone, che è sempre e solo incondizionato, scevro da qualunque aspettativa o attaccamento verso gli altri.
Se di mezzo vi sono mancanza, desiderio, attaccamento, quello non era vero amore, ma qualcos’altro, normalmente un tipo di affetto o innamoramento dall’energia bassa o comunque, come si diceva, condizionata (=inquinata) in qualche misura.
L’obiettivo esistenziale è proprio quello di passare da tale ottava bassa all’ottava più alta: quella dell’amore incondizionato, per l’appunto, il quale non prevede alcun bisogno o dipendenza… anche perché è letteralmente impossibile amare qualcuno di cui si ha bisogno: in quel caso, giacché hai bisogno di lui, lo userai, ma non lo amerai.
4. MANCANZA ED EGO, AMORE INCONDIZIONATO E ANIMA.
Ad avere bisogni o aspettative è sempre e solo l’ego, mentre l’anima ama e basta, senza condizioni, e non prova mancanza, perché l’oggetto amato è amato per sempre, senza bisogno che sia fisicamente presente o che ci rivolga attenzioni di alcun tipo.
In questo non c’è distanza spaziale o temporale che tenga: se ami davvero qualcosa o qualcuno, lo amerai per sempre, e sarà sempre tuo, perché nessuno se non tu stesso può toglierti quell’amore.
La persona può andarsene o sottrarti le sue attenzioni, ma nessuno potrà mai sottrarti l’amore che provi… e il livello evolutivo che hai conquistato, con le due frasi che sono praticamente equipollenti.
Se vi rendete conto che provate il primo tipo di amore (che comunque, intendiamoci, è molto meglio di nessun tipo di amore o di energie ben più basse), allora sapete su cosa dovete lavorare.
E giacché ci siamo preciso un’altra cosa: si può non provare mancanza per qualcuno anche in un’altra circostanza, ossia quando non si è provato un sufficiente affetto per la persona in questione, e quindi per un livello di amore molto basso.
5. I TRE LIVELLI DI ESSERE UMANO E DI AMORE.
Le possibilità sono queste tre, giusto perché i livelli siano chiari:
– essere umano inferiore-egoico: provo poco o nessun amore -> non sento la mancanza delle persone,
– essere umano comune: provo amore condizionato -> sento mancanza, bisogno o necessità di attenzione,
– essere umano superiore: provo amore incondizionato -> non percepisco alcun attaccamento o bisogno, ma solo affetto puro.
Va da sé che è vostra responsabilità non solo sapere a che punto siete, ma anche riconoscere a che punto è chi avete davanti.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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