Spendiamo due parole sul rapporto tra le azioni e i frutti, ossia tra i gesti che compiamo e i risultati che ne derivano (cui solitamente sono collegati desideri, aspettative, etc).
Per farlo, ci avvarremo di alcuni riferimenti d’eccezione, come la Bhagavad gita e il Tao te ching, due dei testi più importanti di tutti i tempi.
1. L’AZIONE E I FRUTTI SECONDO LA GITA.
Uno dei messaggi di fondo della Bhagavad gita, l’antico testo sacro induista interno al grande poema epico del Mahabharata, è quello per cui l’uomo ha diritto di compiere un’azione, ma non ha diritto di esigerne i frutti.
Nel senso che può liberamente scegliere che azione compiere, ma non può affatto scegliere cosa deriverà da essa: le azioni e i frutti son dunque nettamente separati, almeno dal punto di vista dello “sguardo”.
E, con questo, l’articolo potrebbe già terminare, ma ampliamolo un poco per esigenze visive.
Tale fatto è assolutamente intuitivo, laddove ci è chiaro che abbiamo la libertà di scegliere cosa fare (in realtà anche su questo ci sarebbe da dire, ma ignoriamo questo punto e andiamo avanti), ma non possiamo essere certi dei risultati della nostra azione, per quanto impegno e determinazione e forza ci possiamo mettere.
2. AZIONE, FRUTTI E ASPETTATIVE DELL’UOMO.
L’intuizione però spesso si ferma e cede il passo all’ego e alle sue aspettative, giacché è sempre e solo l’ego ad essere orientato al futuro e ai risultati che potrebbe ottenere in futuro.
Il che è come dire che l’ego è tutto intento a passare da “ciò che è” a “ciò che dovrebbe essere”, il che a sua volta vuol dire che è teso alla modificazione dell’esistente… con buona pace del momento presente, del qui e ora e dell’accettazione.
Ovviamente, il contrario dell’accettazione dell’esistente è la lotta contro la vita, e questa è la follia per eccellenza, giacché non c’è spreco maggiore di forze e di energie…
… quelle energie che invece potrebbero e dovrebbero essere impiegate per il risveglio…
… che può avvenire solo nel momento presente.
3. AZIONE E CONSAPEVOLEZZA.
A qualunque cosa l’uomo si dedichi, dovrebbe essere svolta con consapevolezza – ossia con presenza, ossia con lo stato meditativo di cui hanno parlato tanti maestri – e non con l’intenzione mentale di ottenerne questo o quello.
Il modo più saggio di procedere nella vita è quello di scegliersi una direzione – ciò che è sacrosanta libertà dell’uomo – ma di prendere poi atto di ciò che la vita ci fa accadere intorno – ciò che è semplice buon senso ancora prima che “evoluzione spirituale”.
4. AGIRE SENZA AGIRE.
Il che peraltro ci permette anche di agire in modo lieve ed efficace, senza la pesantezza e il dramma delle aspettative dell’ego, ottenendo il famoso “agire senza agire” (“wei wu wei”) di orientale e taoista memoria: l’azione efficace e pulita di colui che è centrato e in pace dentro.
La scelta, difatti, non è tra agire e non agire, giacché non possiamo non agire e anche l’immobilismo è una scelta, ma tra l’agire in modo sereno e pulito e l’agire in modo inquieto e dispersivo.
Quali che siano i frutti che la vita ci porterà innanzi, quelli saranno i frutti perfetti per il nostro percorso, e da lì starà poi nuovamente a noi mettere in gioco altre energie, che a loro volta determineranno i nuovi frutti che ci verranno consegnati affinché noi li rendiamo sacri.
5. ANCHE IL TAO TE CHING È D’ACCORDO.
Tutto il resto, le aspettative, le idee preconcette, gli attaccamenti, la lotta, la sofferenza, il battere la testa contro il muro che la vita ci ha posto davanti, è il dramma dell’ego, che non è mai nella consapevolezza del presente (laddove invece c’è l’anima) ed è sempre perso nei meandri del passato (sotto forma di rimorsi o rancori) o nelle spire del futuro (sotto forma di ansie o paure). Così, le azioni e i frutti successivi rimangono collegati nel mondo materiale, ma noi siamo liberi dalla parte più pesante, quella interiore-emotiva.
Questo, tra l’altro, è anche uno dei messaggi di fondo del Tao te ching, ove Lao Tzu esprime concetti similari, come di altri antichi testi (certamente non a caso).
Il saggio, dunque, cammina e non smette mai di camminare, come non smette mai di ascoltare cosa gli dice la vita.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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