Oggi parliamo di quello che dovrebbe essere il ruolo dell’anziano in una società consapevole.
In tutte le società tradizionali del mondo gli anziani hanno sempre avuto un ruolo assai importante; sovente decisionale, ma di quella decisionalità non legata alle poltrone, al prestigio e agli stipendi, bensì all’altruismo, alla saggezza e all’interesse per il benessere della comunità.
Se guardiamo la società odierna, viceversa, vediamo una situazione alquanto differente…
… e piuttosto triste, a dirla tutta.
1. L’ANZIANO DI OGGI È UN ESSERE UMANO MENOMATO.
Se si escludono le figure, comunque già in decadimento, dei politici e degli uomini d’affari vetusti, e si guarda invece alla società comune, la vecchiaia non è praticamente mai vista come un valore, come un’opportunità, per sé stessi e per gli altri, ma come una fase triste della vita, in cui si smette di vivere e si inizia a sopravvivere (cosa che in realtà molti iniziano a fare già da giovani, ma questo è un altro discorso).
Vista dall’esterno con l’occhio dell’uomo medio, si tratta dell’età ingrata per eccellenza: si è deboli, sensorialmente menomati, non si può più gioire delle cose su cui si è puntato per tutta la vita (godimento, movimento, divertimento). In breve, si è come handicappati… e infatti molto spesso si è anche fisicamente dipendenti dagli altri e si diventa handicappati fuori tanto quanto ci si sente tali dentro.
2. QUESTO È NORMALE SOLO IN UNA CIVILTÀ COSCIENZIALMENTE POCO SVILUPPATA.
Questo è normale nei tempi odierni, ma è normale solo in una società che insegue la materia e i successi materiali. Altrimenti, sarebbe un’anomalia… come difatti è dal punto di vista evolutivo.
Nel Dhammapada, Buddha dice: “Chi non impara dalla vita invecchia come un bue: la sua carne cresce, ma non la sua saggezza”.
È duro da dire, ma questa è esattamente la condizione della quasi totalità degli anziani oggi: sono giovani, grossomodo adolescenti, cresciuti e invecchiati nel corpo ma non nell’anima, perché nel mentre hanno pensato alla materia (Mammona) e non al percorso evolutivo (Dio). Le eccezioni sono davvero poche e proprio per questo spiccano nel mucchio della devastazione esteriore e interiore.
3. NELLE SOCIETÀ EVOLUTE GLI ANZIANI SONO GUIDE SAGGE E AUTOREVOLI.
Quando torneremo ad essere una società tradizionale in senso spirituale, le cose saranno ben diverse. Allora gli anziani torneranno ad essere guide affidabili e distaccate, grazie alla saggezza, all’elevazione e al non attaccamento alle cose del mondo che avranno sviluppato durante la loro vita.
Badate che questa dovrebbe essere la regola, non l’eccezione: ogni famiglia dovrebbe avere al suo interno alcuni anziani assai avanzati dal punto di vista evolutivo, veri e propri iniziati, i quali fungerebbero da riferimento e da guide per i vari membri della famiglia, sia quelli più giovani sia quelli già adulti, di cui avrebbero la stima incondizionata per mera evidenza dello stato di cose. Altro che la figura dell’anziano invalido, dalla mente incerta o dal cuore inacidito, così frequente oggi!
4. GLI ANZIANI SAGGI NON SONO CERTO UN PESO, MA IL PIÙ ALTO VALORE.
Un anziano saggio non sarebbe certo un peso, e anzi sarebbe la parte più evoluta e luminosa della famiglia, pronto a illuminare con la sua luce coloro che avesse intorno. In questo senso, gli anziani tornerebbero ad essere eccellenti educatori e insegnanti, sia in ambito familiare sia in ambito sociale e collettivo… ma naturalmente per poter essere insegnanti occorre avere qualcosa da insegnare; si può insegnare solo la saggezza che si è acquisita; si può diffondere solo la luce che si è fatta dentro di sé; se si arriva all’età avanzata senza aver maturato niente dentro, non si avrà a quel punto nulla da offrire alle nuove generazioni e ai propri discendenti.
Al giorno d’oggi, invece, a chi si affida l’educazione dei bambini, ossia degli essere umani energeticamente più influenzabili e malleabili, a cominciare dagli asili?
A giovani insegnanti, che peraltro sono anche la frangia meno pagata all’interno dell’insegnamento, già poco remunerato di suo. Il che dice molto da sé: paghiamo poco chi deve educare le nuove generazioni, e paghiamo pochissimo chi in particolare ha a che fare con i bambini, quando invece quello è il lavoro più importante tra tutti (per il quale si dovrebbe selezionare in modo stretto in base all’evoluzione spirituale del candidato insegnante, e non certo in base solo a conoscenze teoriche o a qualche titolo di studio). Paghiamo molto invece chi al giorno d’oggi è preposto alla dis-educazione delle genti, in primis gente dello spettacolo, politici e sportivi, e anche questo dice molto.
Torniamo agli anziani: quando le generazioni attuali (quelle educate da quelli sottopagati) riusciranno ad andare avanti, nonostante l’educazione ricevuta, e a fare un passo evolutivo importante, diverranno in seguito anziani saggi e illuminati, e torneranno allora a suggerire, raccontare, educare, ispirare.
Dipende solo da noi essere un peso oppure un’ispirazione per gli altri.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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