Il titolo dell’articolo dice “Il coraggio di osare”, ma più prosaicamente avrebbe potuto essere “Il coraggio di mettere in pratica quello che si è studiato sui libri”. Sarebbe stato un po’ lungo come titolo, per cui ho optato per la versione breve.
Cercherò di essere sintetico: quel che osservo è che tante persone, pur essendo piene di nozioni su tematiche esistenziali, e magari anche ottime nozioni, fanno fatica ad applicarle alla loro vita, o magari non ci provano neppure, come se “la spiritualità” e “la vita” fossero due cose diverse, due compartimenti separati. Sappiate che, se agite in questo modo dicotomico, non otterrete mai dei cambiamenti reali… o comunque otterrete, ma poco e in tempi lunghi.
Vado a fare qualche esempio illustrativo di tipo pratico.
1. IL CORAGGIO DI OSARE NELLA CORRISPONDENZA TRA MONDO INTERIORE E MONDO ESTERIORE.
In tanti si leggono libri sul feng shui, sul vastu, sulla corrispondenza energetica tra l’ambiente in cui si vive e le proprie energie, e magari mettono il “like” agli articoli che parlano di come antichi monumenti sono stati costruiti utilizzando la geometria sacra, secondo proporzioni recanti con sé certe energie, e magari il like lo mettono anche ai post sulle danze sacre di Gurdjieff o cose simili… ma poi il loro appartamento è un disastro: sporco, disordinato, pieno di mobili e ninnoli vari, con le energie bloccate, con l’aria e la luce che faticano a circolare, privo di bellezza.
A proposito, se non avete bellezza intorno, vi manca un pezzo del puzzle.
2. IL CORAGGIO DI OSARE NELLA CONNESSIONE TRA IL CORPO FISICO E L’ANIMA.
Lo stesso discorso si può fare sulla corrispondenza tra le energie interiori e il corpo fisico, il quale è un corpo più ristretto della casa, che ugualmente è un nostro contenitore e dunque ci rappresenta per forza di cose. Il ricercatore serio dovrebbe avere il coraggio di trattare ogni singolo sintomo come qualcosa di suo, che andrebbe affrontato, illuminato e sciolto.
Ma quanti hanno il coraggio, anche solo con sé stessi, per prendersi la responsabilità su qualsiasi cosa avviene loro?
3. IL CORAGGIO DI OSARE NELLA SERIA PRATICA DI ATTIVITÀ BIOENERGETICHE.
Tanti ormai conoscono i vantaggi concreti (scientifici, laddove la scienza consiste nello studio e nella dimostrazione di un’ipotesi di partenza… il che rende la quasi totalità delle persone che si definiscono “materiali” non scientifiche, giusto per la cronaca, perché a loro non interessa sperimentare e scoprire nulla, ma interessa solo continuare a dormire nella loro zona di comfort) delle varie pratiche bioenergetiche.
Tuttavia, quanti le praticano tutti i giorni o quasi?
4. IL CORAGGIO DI OSARE NEL VEGETARIANESIMO E NELLO STILE DI VITA ALTERNATIVO.
Stesso discorso sul vegetarianesimo e dintorni: la natura, l’anatomia e le statistiche parlan chiaro da sole, e l’oramai esperienza comune di tantissime persone che vivono benissimo senza mangiare cadaveri dovrebbe indurre i più a smetterla di sacrificare creature innocenti sull’altare del loro desiderio carnale.
Eppure anch’essi sono una minoranza; non più così tanto piccola in Italia e nel mondo, ma pur sempre minoranza netta.
5. IL CORAGGIO DI OSARE NELL’UTILIZZO PRATICO DI QUANTO SI È IMPARATO.
Torniamo a chi mette il like sui social, e magari stavolta lo mette a qualche articolo che parla della vibrazione dei colori, che peraltro sono notoriamente associati ai chakra, come è associata ai chakra qualunque altra cosa. Bene, quanti si circondano del colore in cui sanno di essere deboli? E con “circondano” intendo anche decorare la loro casa con quella tinta dominante. Eppure sarebbe un modo facile per orientare e rafforzare le proprie energie, perché procede per risonanza e influenzamento inconscio. Eppure anche su questo versante c’è poca gente…
Gli esempi potrebbero essere tanti e qua ho elencato solo i primi che mi sono venuti in mente. Volutamente non ho affrontato la questione del coraggio in altri contesti sociali, tema molto attuale in questo periodo storico, nel quale i nodi (spirituali) sono abbondantemente venuti al pettine (spirituale anch’esso).
Il concetto dell’articolo è: non serve a nulla coltivare la conoscenza se essa non diviene esecutiva. D’altro canto, mettersi a fare le cose senza sapere quello che si fa è forse ancora peggio.
Come diceva il mistico persiano Al Ghazali: “Conoscenza senza pratica è follia. Né si può praticare senza conoscenza”.
6. SPESSO ALLO STUDIO E ALLA CONOSCENZA NON SEGUE LA PRATICA FATTIVA.
Chi frequenta il settore spirituale solitamente si occupa della conoscenza, ma spesso capita che manchi la conversione pratica; manca l’incarnare quanto si è imparato a livello teorico. Naturalmente è un errore anche il caso opposto: chi cerca di praticare senza conoscenza, anche se lo fa con impegno e animo positivo, non otterrà granché, ed è bene esserne consapevoli.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
- LIBRO PER APPROFONDIRE: Il cammino del mago.
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