La solitudine, e come curare la solitudine, è uno dei principali problemi dell’essere umano.
È sempre stato così e lo è tutt’oggi… forse persino più che in passato, allorquando l’uomo aveva maggiori legami con la famiglia e con le strutture religiose e sociali.
Se si potessero realizzare statistiche attendibili, probabilmente emergerebbe che l’essere umano contemporaneo si sente più solo di quanto si sentiva l’essere umano dei tempi passati… nonostante il maggior livello di benessere e le maggiori comodità di cui dispone oggi. Ma esistono dei modi per curare la solitudine?
Andiamo a sintetizzare l’intera questione.
1. PERCHÈ SI SOFFRE DI SOLITUDINE.
Molto semplicemente, l’essere umano soffre di solitudine perché sente un vuoto interiore. Quel vuoto indica una carenza, a livello di anima e di coscienza, che non si potrà mai e poi mai colmare con qualcosa di esterno. Il vuoto è interno e va colmato da dentro.
Se la condizione è comune al grosso dell’umanità, poiché quasi nessuno ha portato avanti un serio lavoro interiore, non è una condizione obbligatoria: sia l’esperienza personale che la ragionevolezza ci indicano che alcuni individui si sentono maggiormente soli, altri di meno, mentre altri ancora hanno del tutto sconfitto il demone della solitudine.
2. LE REAZIONI DANNOSE ALLA SOLITUDINE.
Tuttavia, quando una persona si sente sola, tendenzialmente reagisce in uno di questi modi:
- cerca amici o conoscenti con cui passare tempo per mitigare il proprio senso di solitudine/vuoto interiore,
- si butta nella folla, in qualche ambiente umano molto frequentato (palestra, cinema, stadio, etc),
- si distrae con qualche intrattenimento (romanzi, videogiochi, film, etc).
- si distrae con relazioni sentimentali/sessuali,
- si distrae sfogandosi col cibo,
- si distrae con l’attività sportiva,
- impiega tutte le sue energie nel lavoro.
Questi sono probabilmente i metodi principali di “distrazione”: a seconda della propria indole, la singola persona ne sceglierà uno piuttosto che un altro.
Son però tutti palliativi, che non servono minimamente a curare la solitudine. Possono essere utili, in un dato momento, per evitare di “sprofondare”, ma non servono a “risalire”.
Si occupano, per così dire, del sintomo, ma non della causa, che è viceversa ciò su cui occorre concentrarsi.
3. COMPORTAMENTI MIGLIORI A RIGUARDO.
Leggiamo un elenco assai migliore di ciò che si può fare in questi casi:
- stare a contatto con la natura a lungo (la natura ricarica le energie fisiche e psichiche),
- osservare a lungo il cielo (Ananda Moyi Ma affermava che guardare il cielo apre l’anima),
- stare a contatto con gli animali (i quali, nella loro semplicità, hanno un maggior accesso al momento presente e alla gioia/vitalità),
- prendersi cura di qualcuno (bambini, anziani, volontariato, conoscente in difficoltà, animali, etc),
- leggere libri o guardare film ispiranti (ciò che è un modo più “qualificato” di distrarsi).
4. LA VERA CURA ALLA SOLITUDINE.
Se queste sono azioni migliori, rispetto alle prime elencate, il rimedio principe è solo uno: aumentare il contatto con l’Esistenza.
L’essere umano, infatti, non si sente solo perché non ha altri esseri umani vicino (spesso ne ha fin troppi, specialmente se si vive in città), ma perché non si sente unito all’Esistenza, al Creato. È qua che occorre intervenire nel lungo periodo.
Lo scrivo per maggior chiarezza: la solitudine si cura col contatto diretto con l’Esistenza.
5. COME SI OTTIENE UN MAGGIOR CONTATTO CON L’ESISTENZA?
Portando avanti il percorso interiore/evolutivo/spirituale (comunque lo si voglia chiamare), nei tanti modi in cui è possibile farlo: leggendo un certo tipo di libri, frequentando un certo tipo di seminari, frequentando un certo tipo di ambienti umani e di persone, curando il corpo fisico, portando avanti pratiche interiori come la meditazione o l’auto-osservazione, orientandosi verso la bellezza, incrementando il livello interiore di amore, focalizzandosi sul dare più che sul ricevere (cosa che per magia aumenterà anche quanto si riceve), etc.
Se i metodi sono tanti, la direzione è una sola: aumentare la connessione con l’Esistenza, con il Creato intero.
In tale direzione, gli altri esseri umani, quindi le relazioni interpersonali, possono essere sia un fattore ostacolante che un fattore coadiuvante… dipende tutto dallo stato di coscienza in cui si trova l’individuo. Egli dovrà dunque in primo luogo focalizzarsi sul suo stato di coscienza… per vedere poi tutto il resto cambiare intorno.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
- LIBRO PER APPROFONDIRE: Corso di risveglio.
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