In questo articolo piuttosto corposo parliamo di corpo di dolore e di alchimia interiore.
Nella vita di ciascuno di noi, il dolore sembra un compagno inevitabile, una presenza costante che, in un modo o nell’altro, ci tocca tutti. Solitamente, la reazione immediata dell’essere umano è quella di evitare il dolore, cercando di alleviarlo o sconfiggerlo con soluzioni temporanee. Le tecniche di respirazione, le terapie farmacologiche, le pratiche meditative, l’intrattenimento, persino le relazioni interpersonali, nonché svariate altre “soluzioni”, sono spesso utilizzate per distogliere l’attenzione dalla sofferenza, ma di fatto tali pratiche non affrontano il cuore del problema.
Il vero lavoro inizia quando si smette di fuggire e si inizia a guardare il dolore in faccia. Il vero alchimista non cerca di eliminare il dolore, ma di trasformarlo. La vera alchimia non è una disciplina antica volta alla trasmutazione dei metalli, ma un’arte interiore che insegna a trasmutare le nostre esperienze di sofferenza in occasioni di crescita interiore. La sofferenza, lungi dall’essere un ostacolo, diventa la chiave di volta della nostra evoluzione spirituale.
1. L’ALCHIMIA INTERIORE: TRASFORMARE IL PIOMBO IN ORO.
L’alchimia, nei secoli, ha rappresentato per molti una pratica esoterica, misteriosa e segreta. Ma il vero significato dell’alchimia, come sanno bene gli addetti ai lavori, non è la trasformazione materiale del piombo in oro, bensì la trasmutazione interiore. Il piombo, simbolo delle energie più grevi e dolorose che ci appesantiscono, può essere trasmutato in oro, ovvero in stati di coscienza più elevati come l’amore, la gioia e la beatitudine. Questo processo avviene quando smettiamo di rifiutare il dolore e iniziamo ad accoglierlo come un’opportunità di trasformazione.
Ogni volta che la vita ci pone davanti una difficoltà, possiamo scegliere di reagire con paura e rifiuto o, al contrario, di sfruttarla come un’occasione per trasmutarci e rafforzarci. È questa una delle chiavi principali dell’alchimia interiore: non giudicare il dolore per ciò che appare, ma riconoscerlo per ciò che può diventare nelle nostre mani. L’alchimista non rifugge dal piombo della sofferenza, ma lo abbraccia, consapevole del suo potenziale evolutivo.
2. LA SOFFERENZA COME STRUMENTO DI CRESCITA.
Nella tradizione esoterica, la sofferenza non è mai vista come un ostacolo da evitare, ma piuttosto come un potente strumento di crescita. In passato, alcune scuole esoteriche proponevano addirittura la pratica della “sofferenza volontaria”, in cui gli adepti venivano sottoposti a difficoltà e privazioni per accelerare il loro processo evolutivo. Questo tipo di pratica aveva l’obiettivo di spingere i discepoli al limite delle loro capacità, mettendo sotto costante tensione sia il corpo che la mente.
Tuttavia, nella società moderna, non è più necessario ricorrere a simili metodi estremi. Le sfide quotidiane, lo stress, le preoccupazioni e le difficoltà che affrontiamo nel vivere comune ci offrono già abbastanza opportunità. Pure troppe, direbbero i più: le sofferenze del nostro tempo sono così numerose e diversificate che non c’è bisogno di aggiungerne altre.
Ogni momento di difficoltà è una preziosa occasione per trasmutare i nostri attaccamenti e giudizi, per osservare il nostro ego all’opera e imparare a distaccarci dai meccanismi automatici che ci tengono imprigionati in una spirale di sofferenza.
3. CAVALCARE IL DOLORE: LA VIA DEL GUERRIERO.
Affrontare il dolore in modo consapevole richiede uno spirito guerriero. Questo significa che non dobbiamo semplicemente sopportare la sofferenza, né tanto meno lasciarci schiacciare da essa, ma imparare a cavalcarla con determinazione e coraggio. Come un guerriero che affronta una battaglia, dobbiamo mantenere uno stato di presenza e osservazione costante, rimanendo vigili e attenti a ogni nostra emozione e reazione. La sofferenza non deve essere vissuta passivamente, ma attivamente, come una sfida da affrontare con tutta la nostra forza interiore.
Imparare a convivere con il dolore non significa accettarlo in modo rassegnato, ma instaurare con esso una relazione di complicità, simile a quella tra due amanti. Solo in questo modo possiamo sfruttare ogni difficoltà come un’opportunità per una profonda trasmutazione interiore. Anche se all’esterno nulla sembra cambiare immediatamente, dentro di noi il fuoco della trasformazione sta già divampando, pronto a consumare le vecchie abitudini e credenze che ci tengono prigionieri.
4. L’OSSERVATORE SILENZIOSO: LA CHIAVE DELLA TRASFORMAZIONE.
La capacità di osservare noi stessi e le nostre reazioni è un elemento fondamentale del processo di trasformazione interiore. Quando siamo completamente identificati con il nostro dolore, diventa impossibile vedere oltre l’apparenza della sofferenza. Crediamo che le nostre emozioni negative ci definiscano e ci aggrappiamo ad esse con una tenacia sorprendente. Tuttavia, l’alchimia interiore ci insegna che, sviluppando un “osservatore interno”, possiamo prendere le distanze dai nostri pensieri e dalle nostre emozioni.
Questo osservatore, definito anche come “Testimone”, è uno stato di coscienza in cui non ci lasciamo coinvolgere dagli automatismi della nostra mente. Il Testimone non giudica, non critica, ma osserva con indifferenza divina (o quasi divina: la direzione difatti è quella). È una presenza stabile e costante, che ci permette di mantenere il nostro centro anche nei momenti di maggiore difficoltà (il famoso “centro di gravità permanente”, scevro dai barcollii e dai cambi di umore e pensiero della personalità).
La pratica costante dell’osservazione crea una distanza salutare tra noi e le nostre emozioni, permettendoci di interrompere i meccanismi inconsci che alimentano la sofferenza.
5. IL PERDONO: LA PORTA DEL CUORE.
Al centro di molte delle nostre sofferenze si nasconde l’incapacità di perdonare, sia noi stessi che gli altri. Il perdono è uno degli strumenti più potenti di cui possiamo disporre nel nostro percorso di evoluzione interiore.
Il perdono di cui parliamo qui non è quello tradizionale, comunemente inteso, nel quale concediamo magnanimità a chi ci ha fatto del male. Il vero perdono, infatti, va oltre il concetto di “offesa”. Quando perdoniamo veramente, ci rendiamo conto che nessuno ci ha mai fatto nulla, e che è stata solo la nostra mente, con i suoi attaccamenti e giudizi, a creare la sofferenza.
Il perdono apre la porta del cuore e permette all’amore e alla compassione di fluire liberamente, trasformando radicalmente la nostra percezione delle relazioni e dell’esistenza intera. In questo stato di apertura, vediamo gli altri non come nemici o fonte di dolore, ma come preziosi collaboratori nel nostro cammino evolutivo. Solo attraverso il perdono possiamo liberarci delle catene del rancore e accedere a uno stato di pace interiore.
6. L’ARTE DELLA TRASMUTAZIONE INTERIORE.
La trasformazione interiore è un processo complesso e spesso faticoso, ma è l’unica via per liberarsi veramente dalla sofferenza. L’alchimia interiore ci invita a vedere ogni difficoltà, ogni dolore, come una preziosa opportunità per evolverci. Ogni emozione negativa può essere trasmutata in qualcosa di più elevato e rarefatto, ma solo se siamo disposti a guardarla in faccia e a lavorare attivamente su di noi.
L’osservazione costante, la presenza nel qui e ora e il perdono sono gli strumenti che ci permettono di trasformare il piombo delle nostre emozioni in oro spirituale. Ogni passo che compiamo lungo questo cammino ci avvicina sempre di più alla nostra vera essenza, all’anima, e ci permette di vivere una vita più autentica, ricca di serenità, forza interiore, gioia e di amore. A dirla tutta, siamo tutti alchimisti della nostra anima, e la chiave della trasmutazione è già nelle nostre mani, pronta per essere utilizzata.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
- LIBRO PER APPROFONDIRE: Corso di risveglio.
- Se vuoi rimanere aggiornato col sito, iscriviti alla newsletter.
